In Italia è stato spesso luogo comune affermare che non vi sia stata una reale epurazione dell’apparato dello Stato dai quadri del periodo fascista (e fin qui è vero), “a differenza della Germania”. Eppure, la storia non è così semplice. Certo, vi furono alcune epurazioni e vi fu Norimberga. Ma mai vi fu una vera epurazione, come avvenne nella DDR. La Germania dell’Ovest, e soprattutto la NATO, non si fecero scrupoli a riciclare e riabilitare uomini dell’apparato nazista nelle trame della Guerra Fredda. L’articolo che segue cerca di ricostruire una parte di quelle vicende.
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di Alessandro Locatelli ed Emanuele Bocedi
Nella zona d’occupazione sovietica in Germania, futura DDR, possiamo affermare che la denazificazione fu un successo. In primo luogo, vennero liquidati i grandi proprietari terrieri e industriali, cioè i gruppi responsabili dell’ascesa al potere di Hitler e che avrebbero potuto favorire una nuova ascesa del neo-nazismo. Le nuove generazioni vennero educate su un modello antifascista, vennero anche compiuti sforzi per eliminare i pregiudizi di genere. L’educazione antifascista non venne imposta da Mosca, ma il governo sovietico incoraggiò le spontanee riforme educative antifasciste tedesche dell’est.
Un trattamento simile non fu riservato ai sostenitori della tirannide nazista nelle zone di occupazione occidentali, dove la denazificazione fu volutamente estremamente superficiale disorganizzata. Furono sempre i capitalisti occidentali rappresentati da Roosevelt e Churchill a non rispettare il trattato di Potsdam del 1945; in particolare la proposta dell’Unione Sovietica di creare una nuova Germania neutrale e unita.
Sempre a Potsdam, i tre leader alleati proclamarono come proprio scopo, una volta sconfitta la macchina bellica nazista, di far sì che le organizzazioni naziste venissero sciolte, le leggi naziste abrogate ed i nazisti stessi allontanati da posizioni di potere o influenza, da uffici pubblici e da incarichi di responsabilità in rilevanti imprese private. Questi programmi non vennero mantenuti ad Ovest.
Il governo militare
Durante il primo anno di occupazione americana, il governo militare locale si occupò in prima persona della denazificazione. In questo primo periodo ci sono effettivamente le misure più dure. Alcune categorie di nazisti ritenuti particolarmente pericolosi furono arrestati e imprigionati, altre categorie affrontarono un processo meccanico in base al precedente grado o posizione nel partito nazista, nelle sue organizzazioni, o nel governo e nell’amministrazione. Analogamente, furono licenziati o messi in carcere alcuni gruppi di persone che sotto il regime nazista furono “avvantaggiati” nei campi economici, culturali e via dicendo. Questo programma, nel complesso, ha portato a una prima epurazione nell’amministrazione e in altri campi sociali.
Le procedure del governo militare vennero subito criticate poiché fallacee: molte persone che avevano svolto un ruolo di primo piano sotto il regime nazista riuscirono a sfuggire alla prima ondata di epurazioni poiché, per un motivo o per un altro, riuscirono a rientrare in categorie “non punibili”.
All’inizio del 1946 il governo militare americano, di fronte a queste critiche, decise di liberarsi di questo compito e conferire alle autorità tedesche – non ancora epurate dai sostenitori del vecchio regime – il compito di denazificazione sulla base della propria legislazione, del proprio personale legale, giuridico e amministrativo.
Le autorità giudiziarie tedesche, per orientarsi, categorizzarono i possibili sostenitori del vecchio regime secondo questo ordine:
- Nazisti “importanti”;
- Attivisti, militanti del Partito Nazionalsocialista;
- Nazisti “minori”;
- Seguaci o simpatizzanti;
- Esonerati o non processabili.
La legge per la liberazione dal nazionalsocialismo venne emessa il 5 marzo 1946; si attivò nell’estate dello stesso anno, quando i comitati locali e tribunali iniziarono ad operare per mandato dei ministeri di denazificazione. A causa del grande numero di persone da processare, le udienze e i processi erano spesso caratterizzati da intimidazioni o addirittura terrorismo da parte dei nazisti e dei simpatizzanti nazisti: i pubblici ministeri vennero messi sotto pressione per rifiutare tali posizioni o al fine di agire clementemente; i testimoni per i processi, vennero ostracizzati o fatti sparire. Le indagini singole approfondite, vennero ostacolate ed i pubblici ministeri si ritrovarono ad essere propensi a basare meccanicamente l’accusa su ciò che l’accusato metteva per iscritto. Succedeva quindi che i consigli di amministrazione erano inclini ad accettare qualunque auto accusa fosse dichiarata dai perseguitati, quindi agli imputati con molti capi di accusa – personaggi di rilievo nel Reich o nel Partito – era concesso di declassarsi.
Solo una piccola percentuale di coloro che vennero accusati di reati maggiori, vennero così classificati dai consigli di amministrazione: di circa 322.000 accusati di collaborazione di “alto livello” con il regime, vennero dichiarati colpevoli correttamente solo in 18.000.[1]
Le amnistie
La prima amnistia venne rilasciata nell’agosto del 1946, essa sollevava dalla persecuzione giudiziaria tutti i neonazisti nati dopo il 1° gennaio del 1919. Una seconda amnistia venne proclamata il Natale dello stesso anno, esentava le persone a basso reddito e disabili. Questi vennero considerati “non addebitabili”, se “sulla base dei risultati delle investigazioni del Pubblico Ministero, non esistono motivi sufficienti per sospettare il rispondente di essere il principale colpevole o autore di reato.”
Così come in Italia, le amnistie sono state in linea di principio un ulteriore danno al programma di denazificazione e hanno rappresentato la diretta intenzione delle autorità tedesche dell’ovest di deresponsabilizzarsi il compito.
Il pubblico ministero, sopraffatto dai casi ed incapace di indagare su ogni caso di amnistia secondo il suo merito, stabilì automaticamente che “non ci sono motivi sufficienti per sospettare di una persona, a meno che essa non si autoaccusasse”, in questo modo tantissimi nazisti, anche di grado elevato, sfuggirono alle accuse. Ci fu una riduzione quindi del carico dei processi di denazificazione, attraverso le due amnistie, di oltre il 70% dei casi totali. [2]
L’emendamento dell’Ottobre 1947
Fino all’ottobre 1947, la denazificazione era avvenuta in media ad un ritmo mensile di 50.000 persone provate. La priorità venne data agli incriminati categorizzati come “seguaci”, al fine di consentire a coloro che avevano un lavoro, di riprenderlo il più rapidamente possibile. Il nucleo di nazisti attivisti, cioè i casi più vitali, restavano ancora da provare.
In questo momento critico, il governo militare approvò l’emendamento della Legge di Liberazione, il quale ammontava a un’esenzione all’ingrosso di imputati di classe II, cioè il “nocciolo duro” dei nazisti non ancora processati. Questo emendamento ha permesso al pubblico ministero, con il consenso del governo militare di declassificare da “seguace” a “colpevole” chiunque, a meno che non fosse membro di una delle organizzazioni dichiarate criminali dal verdetto del tribunale di Norimberga.
L’emendamento del Marzo 1948
Nel gennaio del 1948, le autorità tedesche approvarono l’inserimento per declassificare gli “attivisti del regime” a “seguace”.
Venne introdotta un’ulteriore procedura di accelerazione (B-Verfahren 16), che diventò lo strumento principale nella denazificazione.
Grazie a questa procedura, durante l’aprile 1948, vennero completati il doppio dei casi provati rispetto alla normale procedura: 24,2% contro 11,4% dei casi trattati in quel mese, al resto venne concessa l’amnistia senza alcun processo. [3]
Un ulteriore ammorbidimento si verificò quando passò un secondo emendamento nel marzo del ’48: una direttiva del governo militare del febbraio 1948 aveva già previsto il rilascio dai campi di internamento di grandi gruppi di nazisti di seconda categoria, dove erano stati tenuti in attesa del processo. Grazie all’emendamento di marzo, chiunque appartenesse in precedenza a questo gruppo e non fosse stato classificato di classe I, poteva ricevere l’amnistia o essere semplicemente multato. Inoltre, tutti gli accusati erano assumibili in posti di lavoro.
La liquidazione del programma
I passi compiuti per allentare il programma di denazificazione stipulato a Potsdam, hanno portato all’esenzione di tutti i possibili incriminati tranne di un piccolo numero: il gruppo I.
Molti degli imputati di tale gruppo vennero esentati dal processo a cui sarebbero stati sottoposti; altri subirono un processo in tempi estremamente lunghi, ciò portò ad imporgli pene minori rispetto agli incriminati di livello più basso, processati prima di essi.
Lo snellimento degli imputati era volto a terminare la denazificazione per l’estate del 1948. Nella primavera dello stesso anno, era ormai evidente che questo obiettivo sarebbe stato difficile da mantenere, quindi le autorità tedesche vennero incaricate di ridurre il numero di processi da svolgere. Con queste misure la liquidazione del programma è stata praticamente raggiunta nell’estate.
Solo lo 0.5%, meno dei 65.000 originalmente dichiarati, era rimasto da processare il 30 giugno 1948; la maggior parte di loro è stata soggetta a pratiche di snellimento. [4]
I dati alla fine di giugno 1948 consentono un quadro completo del programma: 12.753.000 persone indagabili vennero registrate secondo le disposizioni della denazificazione. 9.073.000, quasi tre quarti del totale, vennero dichiarati “non processabili” o non vennero trovati.
I rimanenti 3.209.000 vennero processati entro l’aprile del 1948. Tra questi, 2.373.000 riceverono l’amnistia senza processo. Degli 836.000 che vennero bocciati, circa il 37% – più di un terzo – vennero esonerati, riceverono l’amnistia tramite pensione o i procedimenti vennero annullati. Circa 425.000, il 50.8%, vennero classificati come seguaci; il 10.7%, circa 9000 persone vennero inserite nella Classe II come colpevoli; e per finire solo lo 0,1% nella Classe I come trasgressori maggiori.
Questo, tuttavia, si riferisce solo ai risultati dei tribunali inferiori. I dati relativi ai casi trattati dai tribunali d’appello mostrano che una grande percentuale di casi viene ulteriormente declassata dalle autorità di ricorso: di 16,143 classificati inizialmente come Imputati minori, 7,235 vennero declassati a “Seguaci” il 30 giugno del 1948; 5.703 sono state esonerati o amnistiati. Di 1.284 imputati nella classe I, solo 156 sono stati confermato dai tribunali d’appello. [5]
Tra i condannati, la stragrande maggioranza, cioè 503.360 venne semplicemente multata (per 430.890 di loro la multa era inferiore a 1.000 Marchi); 27.413 vennero condannati a lavori comunitari, occasionali, senza reclusione.
Tra i colpevoli di livello più alto, 7.768 vennero condannati ai lavori forzati in campi di lavoro: 2.686 per meno di un anno, 4.702 da uno a cinque anni. Inoltre, 180.543 colpevoli vennero definiti non idonei a ricoprire cariche pubbliche ufficiali; 107.246 vennero sottoposti ad altre limitazioni, come la libertà vigilata; 20.865 vennero sottoposti a sequestro di proprietà (per lo più parziale). Circa 26.000 persone vennero trattenute in campi di internamento alla fine del 1947; questo numero è sceso a meno di 5.000 entro la fine del maggio 1948 grazie agli emendamenti trattati prima; solo 1.677 di questi, in quel momento stavano scontando condanne inflitte dai tribunali giudiziari, questo dimostra che un gran numero di coloro che vennero condannati, erano già stati sollevati dalle proprie pene.
Era necessario, che i paesi occidentali accogliessero come alleati gli anticomunisti in contrapposizione al blocco socialista ad est. Essi però, non si fermarono qui.
Il ruolo della NATO
Nel 1949 apparve un nuovo blocco politico-militare dei paesi occidentali: la NATO. L’URSS fece addirittura richiesta per entrarvi, ma venne rigettata e ne conseguì la creazione del Patto di Varsavia. È quindi emerso fin da subito il carattere di alleanza anticomunista e imperialista che ha sempre avuto la NATO.
Chi avrebbe potuto avere esperienza e conoscenza tale, da potere essere utile ad affrontare l’Unione Sovietica? Se non altro, gli ex funzionari militari nazisti che gli americani ed i tedeschi dell’ovest avevano prontamente riabilitato nei tre anni successivi alla fine della guerra.
Il più conosciuto è Richard Gehlen: generale nazista, criminale di guerra e capo dei servizi segreti sul fronte orientale che nel settembre 1945, incontrò Bedell Smith, il capo di stato maggiore del generale Eisenhower. Poco dopo Gehlen, insieme ai suoi assistenti, volò negli Stati Uniti, dove fu ricevuto dal capo dell’intelligence militare americana, il maggiore generale George Strong.
Come molti funzionari nazisti di alto livello, Gehlen offre agli Stati Uniti il suo apparato, la rete di agenti e il materiale raccolto sui sovietici in cambio di libertà. Mentre l’Unione Sovietica chiede inutilmente l’estradizione di Gehlen e il trasferimento dei suoi materiali, questi ultimi e la sua rete vennero considerati “inestimabili” e tutti i suoi termini accettati. Gehlen ripristinò il suo apparato di intelligence, composto interamente da personale tedesco, e venne finanziato da “generosi fondi del controspionaggio statunitense”[6], il fine di questa organizzazione che prese il nome “Gelonorg” ebbe il compito di occuparsi esclusivamente di “questioni sovietiche”.
Come risultato dell’accordo tra il Pentagono e Gehlen, centinaia di ufficiali della Wehrmacht e delle SS furono rilasciati dai campi di prigionia e trasportati al quartier generale di Gehlen nella catena montuosa dello Spessart nella Germania centrale, formando così la spina dorsale dell’organizzazione di 350 ufficiali selezionati personalmente da Gehlen.
Tra loro, ad esempio, c’era Alois Brunner, responsabile del campo di internamento di Drancy vicino a Parigi e della morte di circa 140.000 ebrei. Quando il personale della GelenOrg raggiunse 3.000 persone, la sede si trasferì in un luogo strettamente sorvegliato vicino a Monaco, dove Gehlenorg operava sotto il modesto segno “L’Organizzazione per lo sviluppo industriale della Germania meridionale”. All’inizio degli anni Cinquanta, GelenOrg aveva già 4.000 ufficiali.
All’inizio degli anni ’50, più di 4mila ufficiali dell’ex Wehrmacht e delle SS avevano già prestato servizio sotto il comando di Gehlen. Sulla loro base, l’attuale servizio di intelligence tedesco BND fu formato il 1° aprile 1956. Dopo le dimissioni di Gehlen, nel 1968 era capeggiata da Gerhard Wessel. L’ex nazista riceveva dagli americani 6 milioni di dollari all’anno a sostegno, e diede loro l’intera rete di spionaggio e molti sviluppi. Questa è la “simbiosi” dei nazisti e dei nostri “alleati”.
Il generale della Wehrmacht Hans Rettiger divenne un ispettore delle forze di terra della Bundeswehr, l’ex comandante della 5a Luftwaffe Air Fleet, il generale Joseph Kammhuber divenne un ispettore dell’aeronautica tedesca. 470 ex ufficiali della Wehrmacht furono ammessi alla Bundeswehr come colonnelli e generali. Il 2 agosto 1956, la Commissione federale del personale decise di autorizzare il servizio nella Bundeswehr agli ex uomini delle SS con il grado non superiore a Obersturmbannführer (tenente colonnello).
Hans Speidel ed Adolf Heusinger
Un altro nazista protetto dalle potenze capitaliste è Hans Speidel, un partecipante alla cospirazione anti-Hitler del 1944, liberata il 29 aprile 1945 dalle truppe degli alleati occidentali. Speidel non fu condannato e dal 1955 fu capo della Direzione delle Forze Armate del Ministero della Difesa della Repubblica Federale di Germania, nel 1957 fu promosso al grado di Generale. Dal 1957, su suggerimento di Gehlen, Herr Speidel divenne il comandante delle forze di terra alleate della NATO nell’Europa centrale, con quartier generale a Fontainebleau. Ha ricoperto questa posizione fino al 1963.
Un altro dipendente della Gelenorg a fare carriera nella NATO è il signor Adolf Heusinger. Dopo la guerra divenne – ispettore generale delle forze armate della Repubblica Federale di Germania, inoltre divenne Presidente del Comitato militare della NATO.
Nel 1950 lavorò come consigliere militare del primo Cancelliere federale della Repubblica federale di Germania. Nel giugno 1955 Heusinger tornò in servizio, e nel 1957 sostituì il generale Hans Speidel al posto il capo del dipartimento delle forze armate. Nello stesso anno Heusinger fu promosso al grado di generale al completo e nominato primo ispettore generale delle forze armate tedesche.
Nell’aprile 1961, fu nominato presidente del comitato militare della NATO (a Washington).
In Germania ed in Europa le politiche di epurazione dei fascisti e le azioni penali nei confronti dei collaboratori dell’Asse, sono state orientate dagli Stati Uniti verso l’intensificazione della bipolarizzazione mondiale.
Era necessario, allora, che i paesi occidentali accogliessero come “alleati” nella loro posizione anticomunista non solo liberali e borghesi, ma anche veri e propri ex collaboratori e fascisti. Questo contribuì in modo sostanziale alla nascita della Cortina di Ferro.
Dopo tutto, il capitalismo non ha un volto umano: è lo stesso sistema che, sentitosi ostacolato ha portato all’instaurazione dell’élite nazista.
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Fonti:
[1]- Office of Military Government for Germany, United States [OMGUS], Monthly Denazification Report, October 31, 1947, p. 9
[2]- OMGUS, Monthly Denazification Report, April 30, 1948. Il numero è equamente distrubuito tra i “giovani amnistiati” e l’amnistia di Natale. K. H. Knappstein, “Die versiumte Revolution”, in Die WWandlung, 1947, p. 670.
[3] – OMGUS, Monthly Denazification Report, April 30, 1948, p. 5.
[4] – OMGUS, Monthly Denazification Report, June 30, 1948, p. 2.
[5] – Monthly Denzaficiation Report, April 30 and June 30, 1948; Report of the Military Governor, May 1948.
[6] – Der Spiegel, 22 settembre 1954
- https://yandex.com/turbo/nstarikov.ru/s/s-mechtoj-o-revanshe-kak-nacistskie-generaly-nato-sozdavali-109572
- https://yandex.com/turbo/nstarikov.ru/s/s-mechtoj-o-revanshe-kak-nacistskie-generaly-nato-sozdavali-109572
- http://tainoe.info/natsisty-byli-prekrasno-prinyaty-na-sluzhbu-v-tsru-i-nato.html –
- https://topwar.ru/16766-nato-sdelano-fashistami.html