La Sapienza di Roma è la più grande università d’Italia e d’Europa, e rappresenta pertanto un bacino di futuri specialisti e di ricerche assolutamente allettante per le grandi imprese, che tentano di influenzarne didattica e settori d’investimento in funzione delle proprie specifiche necessità economiche e tecniche.
Dal canto suo la Sapienza, così come tutte le università pubbliche nel nostro paese, ha tutto l’interesse a stipulare accordi e partnership con le aziende al fine di ottenere fondi e finanziamenti. Questa commistione di interessi tra università pubbliche e aziende private è frutto del meccanismo dell’autonomia finanziaria degli atenei e del definanziamento pubblico che affligge il sistema universitario in Italia ormai da decenni.
In quest’ottica avviene l’inserimento negli organismi dell’ateneo dell’ateneo di componenti privati, rappresentanti spesso di multinazionali attive in Italia in diversi settori scientifici. Un esempio è il tentativo di costituzione negli scorsi anni di comitati didattici a Ingegneria a presenza maggioritaria di privati.
La compartecipazione dei privati alla gestione dell’ateneo avviene però anche ai massimi livelli. In particolare, nella giornata del 29 marzo è stato annunciato la nomina da parte del Senato Accademico della Sapienza di Carlo Tamburi, presidente ed amministratore delegato di ENEL Italia, membro esterno del Consiglio di amministrazione dell’università.
Un dirigente di una grande multinazionale, nonché membro del Comitato tecnico Energia di Confindustria, diviene quindi componente del massimo organismo dirigente dal punto di vista economico della più grande università del paese. Viene quindi formalizzata l’influenza di ENEL sulla Sapienza, dove già in passato, ed in particolare a Ingegneria, aveva partecipato a incontri con gli studenti e progetti, tenuto lezioni nel corso di laurea di Ingegneria Energetica e compartecipato alla gestione di startup.
La nomina di Tamburi come membro esterno del CdA risulta ancora più inopportuna alla luce dei danni ambientali causati dalla sua azienda, che mantiene centrali a carbone in diverse città italiane, tra cui a Civitavecchia, dove si sono tenuti recentemente degli scioperi in polemica con il piano di riconversione previsto, che non solo non garantisce una reale sostenibilità ambientale, ma mette a rischio centinaia di posti di lavoro, nonché del suo passato quale dirigente generale della direzione finanza e privatizzazioni del Dipartimento del Tesoro presso il Ministero dell’Economia e delle finanze. Un ex responsabile di privatizzazioni negli organismi dirigenti di un’università pubblica è assolutamente in linea con il modello aziendalistico imposto oggi agli atenei statali, come testimoniato dalle dichiarazioni della rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni:
«Il percorso professionale e l’alta esperienza in campo gestionale maturata da Carlo Tamburi, a cui vanno i miei migliori auguri di buon lavoro saranno di grande utilità nel contesto di un organo di programmazione finanziaria e di indirizzo strategico quale è il Consiglio di amministrazione, contribuendo in questa complessa fase storica, allo sviluppo per Sapienza di strategie efficienti, sostenibili e in linea con l’attuale contesto sociale.»
Un’attenzione all'”attuale contesto sociale” da parte dell’ateneo che però non traspare quando si tratta di ascoltare le richieste provenienti dagli studenti, che stanno in questi mesi vivendo un periodo di estrema criticità. Infatti, proprio negli scorsi giorni gli studenti della Sapienza hanno indirizzato una lettera agli organismi dirigenti dell’ateneo, chiedendo misure di sostegno immediate e portando avanti una petizione che ha riscosso, nonostante le difficoltà legate alla chiusura delle università nel Lazio, circa 1000 sottoscrizioni richiedendo l’abolizione della terza rata, l’apertura degli appelli straordinari, l’obbligatorietà della condivisione delle registrazioni delle videolezioni e la riapertura degli spazi inutilizzati di proprietà della Sapienza finalizzata alla predisposizione di un rientro in sicurezza.
Già negli scorsi mesi le richieste studentesche erano state disattese o avevano ricevuto dall’ateneo risposte di circostanza. In un contesto di crisi sanitaria ed economica l’atteggiamento della Sapienza risulta essere emblematico: da una parte le richieste delle imprese vengono ascoltate al punto da fornire a grandi multinazionali posizioni di rilievo nella gestione dell’ateneo, dall’altra quelle degli studenti non vengono tenute in considerazione. Questa è l’università-azienda che questo sistema ha imposto, e contro la quale gli studenti delle classi popolari dovranno lottare aspramente per ottenere la garanzia del diritto allo studio e una didattica di qualità e libera dalle logiche del profitto di pochi privati.
Contro la nomina di Tamburi si è schierato anche il Fronte della Gioventù Comunista con un comunicato:
«Il Comitato Tecnico Energia di Confindustria guadagna posizioni nella gestione della più grande università d’Europa, nonché notevole polo di ricerca ingegneristica. Non è certamente una dinamica nuova, da molti anni ormai le imprese stanno piegando l’istruzione pubblica ai loro interessi. Ma il loro profitto non coincide né con la qualità della didattica né con l’accesso al diritto allo studio: i loro interessi non sono quelli degli studenti. […] Se possiamo benissimo immaginare come i padroni intendano agire sull’attuale contesto sociale sul fronte della sostenibilità c’è solo da sperare che non riconvertano anche la città universitaria in una nuova centrale a carbone. Fuori le imprese dall’universitá pubblica!»