Pubblichiamo di seguito il report conclusivo dell’assemblea nazionale degli studenti medi e universitari che si è tenuta a Napoli il 17 luglio con titolo «Rilanciare il movimento studentesco contro l’istruzione di classe. Assemblea nazionale verso l’autunno e oltre.» L’iniziativa ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di studenti, con oltre trenta interventi da tutta Italia e di diverse strutture e collettivi.
Sabato 17 luglio si è tenuta a Napoli l’assemblea nazionale degli studenti medi e universitari durante il “Rise Up! Festival”, un evento di sintesi politica e di aggregazione sociale tra varie realtà nazionali con l’obiettivo di tracciare una prospettiva di lotta anticapitalista. Proprio in quest’ottica si è costituito un momento di grande dibattito per rilanciare il movimento studentesco contro l’istruzione di classe.
Durante l’iniziativa, più di un centinaio di studenti, universitari, ricercatori e ricercatrici, hanno provato ad evidenziare le parole d’ordine che possano essere al centro di un piano mobilitativo su cui sviluppare il prossimo autunno di lotta e non solo.
Nell’ultimo anno e mezzo la regolare chiusura di scuole e università nei picchi pandemici è stata strumentalizzata per mantenere l’apertura dei luoghi di produzione anche non essenziali radicalizzando le contraddizioni strutturali del sistema distruzione vigente. L’abbandono scolastico è aumentato in modo vertiginoso, il livello medio d’apprendimento è calato drasticamente e i disagi di carattere psicologico tra i giovani sono infatti incrementati. A pagarne le conseguenze sono stati principalmente gli studenti delle classi popolari e delle scuole di periferia che non hanno avuto accesso agli strumenti adeguati, dai computer ai corsi di recupero, per superare al meglio l’ultimo anno scolastico e accademico.
Sappiamo chi sono i responsabili di questo fallimento: il Governo Conte II e il Governo Draghi, esecutori delle direttive di Confindustria, hanno gestito la crisi pandemica per tutelare gli interessi degli industriali e hanno preferito sacrificare un settore non produttivo, come quello della formazione, generando i danni enormi che milioni di studenti stanno pagando.
Il movimento studentesco non è stato in grado di rispondere unitariamente all’aggravarsi della crisi pandemia soprattutto a causa della chiusura dei luoghi d’istruzione che, riducendo considerevolmente i contatti sociali e politici tra studenti, ha ridotto le forme di lotta studentesca, svuotandole della partecipazione di massa necessaria. Consapevoli di questo limite possiamo trarre un bilancio positivo di alcune esperienze virtuose di lotta, come la mobilitazione degli studenti nella giornata dello sciopero generale del 29 gennaio, come ad esempio l’occupazione dell’Accademia e della Federico II di Napoli, come l’occupazione della mensa universitaria di Cagliari e di diverse scuole superiori di Roma, come molte altre campagne di agitazione in scuole e università. Mentre il Governo ci propinava la retorica dell’unità nazionale per far fronte alla crisi pandemica, mentre presidi e rettori giustificavano misure peggiorative per gli studenti proletari sulla base dell’aumento dei contagi, alcuni studenti hanno alzato la testa e si sono opposti alle scelte scellerate di chi voleva far ricadere sulle nostre spalle il peso della pandemia.
La crisi pandemica è ancora lontana dalla sua fine e le prospettive per il prossimo autunno dipendono in larga parte dagli sviluppi sanitari e dalle scelte politiche che verranno prese in merito.
Il Governo Draghi si appresta a gestire il Recovery Plan, uno dei più grandi piani di finanziamento pubblico della storia repubblicana. I capitalisti hanno bisogno di fronteggiare i danni generati dalla crisi attraverso un’ampia ristrutturazione e riconversione dei processi produttivi e il Recovery Plan ha proprio lo scopo di immettere la liquidità necessaria per permetterlo. A pagare questo piano, fatto per gli interessi dei padroni, saranno i lavoratori, in primo luogo con il debito pubblico che verrà generato per questi investimenti “produttivi”, in secondo luogo attraverso ampie riforme vincolate ai fondi per l’aziendalizzazione dei settori pubblici.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che indica dove e come andranno investiti i fondi del Recovery, prevede per l’istruzione pubblica diverse riforme peggiorative di ampia portata, come una riforma degli istituti tecnici e professionali per piegare diversi indirizzi alle necessità dei padroni, il rafforzamento del legame tra scuole, università e aziende con la creazione di specifici networks e l’aumento degli ITS, ossia gli istituti tecnici superiori, come luoghi di formazione a stretto contatto con le aziende post-diploma. È l’inizio di un processo che vedrà i luoghi della formazione trasformarsi in centri di addestramento aziendale, dove vengono erogate lezioni funzionali alle necessità dei padroni e in cui viene rafforzato l’attacco ideologico nei confronti della gioventù.
Non possiamo rimanere a guardare mentre il Governo firma l’ennesima riforma peggiorativa per gli studenti. Consapevoli che i fondi del Recovery Plan stanziati per l’istruzione non sono altro che un’ulteriore passo nel percorso di aziendalizzazione della scuola pubblica e di affermazione dell’egemonia culturale borghese, vogliamo continuare le nostre lotte sulla scia di quelle contro l’alternanza scuola-lavoro e la Buona Scuola di Renzi. I padroni si sfregano le mani pensando ai profitti che potranno fare grazie a queste riforme, ma ci troveranno a resistere in ogni scuola e facoltà nel costruire la battaglia contro il loro piano.
La pandemia ha acuito il carattere fortemente classista dell’istruzione italiana, la didattica a distanza è passata dall’essere uno strumento emergenziale per continuare a fare lezione e si è consolidata negli ultimi mesi come uno strumento strutturale, perfino alternativo alla didattica in presenza. In assenza del sostegno economico adeguato alle famiglie delle classi popolari le differenze tra scuole “di serie A” e “di serie B” vengono acuite come quelle tra studenti stessi. Chi può permetterselo ha in casa lo spazio e il sostegno adeguato per andare avanti negli studi mentre invece per la stragrande maggioranza degli studenti è stata ed è ancora una corsa ad ostacoli, tra caro-libri, contributi scolastici, tasse universitarie, acquisto dei computer, e purtroppo tanto altro. Bisogna spezzare il ricatto tra istruzione e salute, dobbiamo conquistare un rientro che sia realmente in sicurezza, aumentando gli spazi scolastici e con un reale tracciamento dei contagi. Conquistare una scuola a misura di studente significa lottare contro la scuola di classe, contro le barriere per il diritto allo studio, per ottenere un’istruzione gratuita, di qualità e accessibile a tutti.
Accanto ai disagi materiali, si sono aggiunti quelli psicologici che hanno colpito soprattutto le nuove generazioni. Non possiamo sottovalutare questo tipo di problema, che è sociale e come tale va affrontato a partire dall’incremento degli sportelli psicologici in scuole e università, conquistando misure di sostegno direttamente nei luoghi di studio e abbattendo l’ideologia borghese che permea i luoghi del sapere rendendoli esclusivi, discriminanti e competitivi. Il movimento studentesco deve costruire una dura battaglia contro la retorica del “merito” che spinge alla competizione. A questo bisogna rispondere con la più forte unità di lotta decostruendo il complesso formativo odierno attraverso il protagonismo degli studenti, dalla decisione circa il piano di studi, ai criteri di valutazione alla creazione di un’effettiva controcultura dal basso.
Quest’assemblea ha avuto il merito politico di individuare gli ostacoli esterni e i limiti interni contro cui il movimento studentesco deve scontrarsi. L’obiettivo è quello di rilanciare le lotte contro alternanza scuola-lavoro e tirocini non retribuiti, classismo, nozionismo e finta meritocrazia costruendo un forte movimento studentesco capace di tenere testa all’attacco padronale. Come? Rielaborando pratiche di lotta militanti e generalizzabili su tutto il territorio nazionale. Dalle occupazioni, alla costruzione di coordinamenti dei rappresentanti degli studenti combattivi, attraverso le assemblee studentesche e l’attività agitatoria in scuole e università.
Lo sviluppo delle lotte degli studenti deve tenere in conto della centralità delle lotte dei lavoratori, dell’esempio combattivo della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori in diversi settori del nostro paese, come la lotta del settore della logistica. Questo non deve essere un semplice slogan ma dobbiamo riuscire a unire l’attività dei lavoratori e quelle degli studenti della classi popolari soprattutto nei momenti di maggiore conflittualità, a partire dalla riappropriazione dello strumento politico dello sciopero come nuova metodologia di lotta congiunta. Costruiamo mobilitazioni congiunte e scioperi degli studenti in alternanza contro le misure filopadronali che colpiscono tanto nei magazzini quanto nelle scuole e nelle università!
L’assemblea nazionale ha posto in modo chiaro alcuni dei temi fondamentali su cui sviluppare la lotta degli studenti in scuole e università per il prossimo autunno e oltre. È necessario rilanciare il movimento studentesco per rispondere all’offensiva di governo e padroni ed è necessario farlo sulla base della lotta contro l’istruzione di classe. Non abbiamo la pretesa di voler esaurire con questo report le questioni di dibattito interne al movimento degli studenti, semmai vogliamo che questi siano degli spunti utili per dare nuovo ossigeno alle lotte studentesche su parole d’ordine combattive. Con la prospettiva di sviluppare gli argomenti emersi in nuovi contesti assembleari, in riunioni con realtà e organizzazioni studentesche e giovanili, in dibattiti in scuole e università, usciamo da quest’assemblea con lo spirito aperto alla discussione e la ferma volontà di voler aprire nuove traiettorie per assaltare le fortezze del presente che questo sistema ci impone. Rilanciamo il movimento studentesco, costruiamo la battaglia contro l’istruzione di classe!