Un enorme corteo operaio e combattivo ha invaso sabato le strade di Firenze, tingendo di rosso la città. 40mila presenti, secondo il collettivo di fabbrica degli operai GKN che ha lanciato l’appello alla mobilitazione.
Le vite dei 450 lavoratori GKN di Campi Bisenzio sono state ribaltate da una e-mail con cui venivano informati del loro licenziamento lo scorso luglio, nonostante l’ottima salute della fabbrica che è tutt’altro che in crisi. È il prezzo della ristrutturazione capitalistica avviata in risposta alla pandemia. I padroni dell’azienda hanno semplicemente scelto di massimizzare i profitti approfittando dello sblocco dei licenziamenti per delocalizzare. È una storia come ne abbiamo sentito tante, troppe negli ultimi anni. Ma l’organizzazione e la combattività degli operai, che da luglio stanno occupando la fabbrica, stanno segnando una differenza.
È notizia di oggi che il Tribunale del Lavoro di Firenze ha revocato l’avvio della procedura di licenziamento, accogliendo la richiesta dei sindacati e qualificando la condotta dell’azienda come antisindacale secondo l’art. 28 dello Statuto dei lavoratori. Gli operai sono molto prudenti sul cantare vittoria: “Vedremo le conseguenze pratiche. La palla ripassa ancora più pesante al Governo. Non osate far ripartire quelle lettere. Cambiate la legge subito”, scrivono in una nota. “La mobilitazione continua perché non c’è salvezza fuori dalla mobilitazione.”
“Insorgiamo” è lo slogan scelto dal Collettivo di Fabbrica dei lavoratori GKN. Uno slogan maturo, avanzato, intelligente, perché non si tratta di difendere solo una fabbrica, non si tratta solo di quei 450 posti di lavoro. Siamo all’inizio della bufera. Ci saranno decine di “GKN”, decine di aziende in cui i lavoratori si ritroveranno davanti all’arroganza dei padroni a colpi di migliaia di licenziamenti.
Negli ultimi mesi è emersa con chiarezza una verità: l’attacco dei padroni arriva prima, e con più violenza, proprio dove i lavoratori sono più organizzati e abituati alla lotta, in quei luoghi di lavoro dove esistono presidi sindacali che non chinano la testa. Le vicende in FedEx-TNT, che hanno visto i lavoratori in sciopero fronteggiare gli attacchi squadristi organizzati dall’azienda, sono state emblematiche in questo senso, così come l’uccisione di Adil Belakhdim durante lo sciopero della logistica del 19 giugno. I padroni puntano a isolare le avanguardie di lotta per impedire che diventino un esempio, e per questo colpiscono i settori operai più combattivi, scatenano su di loro la violenza antisindacale e la repressione. “Se passano qui passano ovunque”, hanno detto spesso gli operai GKN. Qui sta l’importanza della lotta in GKN e del grande movimento di solidarietà che si è creato attorno ad essa.
Adesso si tratta di allargare il fronte di lotta, portare su un piano più generale l’esempio dei lavoratori GKN. Da un anno si discute di come rispondere all’attacco padronale e alla gestione capitalistica della pandemia, di come organizzare una risposta operaia, popolare, combattiva alle politiche di ristrutturazione che prevedono come via d’uscita dalla crisi un “ritorno” a una normalità capitalistica con meno diritti, meno tutele, più profitti per i padroni sulla pelle degli sfruttati. La risposta al fronte unico dei padroni, di cui il governo Draghi è espressione, è il fronte unico dei lavoratori e degli strati popolari. Rispondere all’attacco padronale con l’unità delle lotte di lavoratori, precari, disoccupati, studenti. Compito dei comunisti e delle forze politiche della sinistra di classe è favorire questo processo in ogni sua dimensione, evitando che le divisioni sul piano politico e sindacale si tramutino in debolezza e immobilismo. Marciare divisi, colpire uniti. Lo sciopero generale dell’11 ottobre, che per la prima volta da anni ha visto una convocazione unitaria da parte dei sindacati di base, è un momento importante. Non è un punto di approdo, ma un punto di partenza.
Il corteo di Firenze ha dato un segnale. È stato indubbiamente il corteo più grande visto a sinistra negli ultimi anni. Non è un caso che sui media, che pur non hanno potuto ignorarlo, abbia avuto meno spazio delle piazzette vuote dei “no vax”. L’attuale polarizzazione del dibattito politico italiano è focalizzata sul dibattito sui vaccini e sul green pass, riducendo a questo la divisione tra i sostenitori del governo e le forze di opposizione e dunque rimuovendo del tutto il conflitto di classe. La manifestazione di Firenze indica un’alternativa. Dimostra che esiste ed è possibile un’opzione differente, che l’opposizione di massa al governo Draghi non è obbligata a impantanarsi alla coda dei movimenti più arretrati della piccola borghesia.
Il movimento operaio e le sue componenti più combattive che in questi mesi alzano la testa possono rappresentare per milioni di persone in tutto il paese un riferimento, un esempio che dimostra che è possibile intraprendere una strada diversa dalla passività, che la sconfitta non è già scritta. “La vera opposizione al governo Draghi sono i lavoratori e i comunisti”, abbiamo detto spesso. Per ora è poco più di uno slogan, si tratta di renderlo realtà. Il corteo di Firenze è stato un passo importante in questa direzione.