di Giacomo Canetta
Natale è ancora lontano, ma il governo Draghi continua a viziare i padroni italiani con nuovi regali e piacevoli sorprese. O meglio, uno degli ultimi ghiotti doni preannunciati è proprio la fine di alcuni tipi di sorprese: tramite il Disegno di Legge sulla concorrenza verranno infatti abolite le visite fiscali a sorpresa alle imprese. È stato Renato Brunetta a spiegare, pochi giorni fa, che “prima di ogni controllo ci sarà una telefonata per programmarlo, specificarne la natura, individuarne i contenuti e i documenti necessari, i giorni in cui arriverà, le risorse umane di cui avrà bisogno”. A detta del ministro, le nuove parole d’ordine nei confronti delle imprese devono essere “rispetto reciproco”, “civiltà”, “gentilezza” e “cortesia”.
Un bellissimo esempio di come ogni parola, per quanto aulica e altisonante, possa nascondere le peggiori intenzioni se ci dimentichiamo di chiederci il “per chi?” e “per cosa?”. In altre parole: “gentilezza” e “cortesia” nei confronti di chi, noncurante delle già deboli leggi italiane, si ostina a sfruttare fino all’inverosimile, evadere ogni prelievo fiscale, mettere da parte qualsiasi protocollo di sicurezza sul lavoro… beh, non possono che suonare come insulti gratuiti verso i milioni di lavoratori e le milioni di lavoratrici di questo paese. Tanto più se si considera che negli ultimi 10 anni le morti sui luoghi di lavoro sono arrivate alla cifra terribile di 15 mila unità, una media di 3 morti al giorno.
Nel DDL si possono leggere a chiare lettere i motivi dietro questa scelta: “al fine di assicurare la semplificazione degli adempimenti e delle attività di controllo, nonché di favorire la ripresa e il rilancio“, il governo può adottare entro diciotto mesi decreti delegati “volti a semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare” i controlli pubblici alle imprese. Tra i criteri da rispettare si cita il “coordinamento e programmazione dei controlli da parte delle amministrazioni per evitare duplicazioni e sovrapposizioni dei controlli e ritardi al normale esercizio delle attività dell’impresa, assicurando l’efficace tutela dell’interesse pubblico”.
Insomma – noncurante della cronica carenza di controlli alle imprese per quanto riguarda sicurezza sul lavoro, rispetto dei diritti e dei contratti di lavoro (ben noto il numero esiguo o finanche ridicolo di ispettori del lavoro nel nostro paese) e anche appunto delle norme fiscali – il governo Draghi ha deciso di rendere ulteriormente meno stringenti le normative in nome della “ripresa” e del “rilancio”. Senza dubbio un gradito regalo a gran parte dei padroni italiani, ed uno schiaffo ai milioni di proletari che giorno dopo giorno vedono le loro condizioni di lavoro e di vita peggiorare sempre più.