Immaginate di non aver vissuto negli ultimi dieci anni in Italia e di ignorare qualsiasi sviluppo politico avvenuto nel nostro paese. Forse in questo caso, ascoltando l’intervento di Conte alla Camera dei Deputati dopo le cariche agli studenti della Sapienza, oppure leggendo le dure prese di posizione del Partito Democratico romano sui fatti, sareste legittimati a pensare che per fortuna gli studenti manganellati dalla polizia abbiano delle forze d’opposizione in Parlamento dalla loro parte.
Peccato però che gli ultimi 10 anni qualcuno li abbia vissuti, per giunta facendo politica, e che proprio per questo le affermazioni di Conte e del Partito Democratico nel migliore dei casi riescono a produrre l’effetto di risultare ridicole.
Si tratta di un film già visto. Appena sale un governo di destra ecco che le forze di centro-sinistra, tra cui ormai includiamo stabilmente anche il trasformista politico Conte, immediatamente riscoprono uno spirito barricadero. Si affacciano, rigorosamente circondati da giornalisti, nelle piazze provando a raccontarsi come l’alternativa alla barbarie della destra, fingono di interessarsi alle lotte sociali e le utilizzano come bacino d’utenza per recuperare il terreno elettorale perso. A testimonianza di ciò, non solo le uscite sulla repressione in Sapienza, ma anche le per nulla casuali molteplici dichiarazioni di Conte e di esponenti del PD su temi più “a sinistra” come quelli del lavoro e addirittura la loro partecipazione ad alcune mobilitazioni sindacali e per la pace. Persino le appendici giovanili del centro-sinistra, da tempo assenti nelle mobilitazioni studentesche, tentano di riaffacciarsi con proclami anti governativi.
Per fortuna però non tutti hanno la memoria corta e siamo certi che qualcuno ricordi bene che per lunghi periodi in questi anni sia il PD che Conte sono stati al Governo (a volte anche insieme come nel Conte II ed all’inizio dell’esperienza del Governo Draghi). In quei periodi la repressione di piazza non si è fermata. Sono continuate ad arrivare le manganellate e le denunce contro le avanguardie delle principali mobilitazioni studentesche ed operaie. I governi sono andati avanti spediti nella direzione di accelerare gli attacchi all’istruzione e alle condizioni di vita degli studenti, dei lavoratori e degli strati popolari.
Mentre queste forze erano al governo abbiamo visto le morti in alternanza scuola-lavoro, le morti di Adil Belakhdim e Abd El Salam, la Buona Scuola, il Jobs Act, i Decreti Sicurezza; li abbiamo visti portare avanti misure antipopolari e belliciste, operare lo sblocco dei licenziamenti durante i periodi più bui dell’emergenza pandemica e della crisi sociale, investire milioni in armamenti per alimentare il conflitto imperialista, mentre scuole ed ospedali crollavano a pezzi e la crisi economica iniziava a pesare sempre più prepotentemente sulle spalle dei proletari. Abbiamo visto sbattere la porta in faccia a studenti, operai e disoccupati, quando protestavano sotto i Ministeri, mentre nel frattempo si stendevano i tappeti rossi ai rappresentanti delle imprese e si eseguivano i diktat di Confindustria ed Unione Europea. In tutti questi momenti, chi oggi ostenta solidarietà per gli studenti lo fa per ripulirsi la faccia, perché allora ignorava le loro piazze, scriveva le leggi contro cui protestavano ed era corresponsabile della repressione contro le manifestazioni, le occupazioni e gli scioperi.
L’insediamento del Governo Meloni, l’intensificarsi della crisi economica e sociale e le conseguenze della guerra stanno aprendo un nuovo ciclo di lotte nel nostro paese. Proprio per questo motivo non bisogna commettere l’errore di consentire che i referenti politici di queste lotte siano proprio quelle stesse forze politiche, di cui è ben nota la natura, così come i reali interessi.
Conte e il Partito Democratico non devono avere nulla a che spartire coi movimenti di lotta, tra cui il movimento studentesco, perché proprio le loro concezioni politiche e il loro operato sono in antitesi con i bisogni degli studenti, dei lavoratori e dei disoccupati.
“Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico. E chi parla del nemico è lui stesso il nemico.” scriveva Brecht. Parole che dovrebbero far riflettere. Imparare oggi a riconoscere le sceneggiate ipocrite di chi per anni è stato complice e responsabile attivo di politiche antipopolari per smascherarle è un obbligo che le realtà di lotta devono porsi.
Non è possibile lasciare spazi di agibilità politica nelle vertenze o nelle piazze a questi soggetti, perché non è nel loro interesse difendere le rivendicazioni più avanzate. Lottare contro chi prova ad appropriarsi impropriamente di determinate parole d’ordine e battaglie, in questa fase, dovrà allora essere parte integrante e strutturale di ogni mobilitazione di questo nuovo ciclo di lotte. Perché riconoscere il nemico è il primo passo, ma contrastarlo quando prova a cercare consensi tra le nostre fila è quello necessariamente successivo.