Dai cortei di tutta Italia si alza la voce degli studenti contro l’alternanza scuola-lavoro. Nel solo 2022, infatti, sono morti tre studenti durante gli stage: Lorenzo Parelli (morto il 21 gennaio a 18 anni), Giuseppe Lenoci (morto il 17 febbraio a 16 anni) e Giuliano De Seta (morto il 17 settembre a 18 anni). Diversi i cartelli portati in piazza nelle manifestazioni: “BASTA ST(R)AGE!”, “LA SCUOLA DEI PADRONI UCCIDE!”, “NON SAREMO I VOSTRI SCHIAVI!”.
L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta dalla Buona Scuola, la riforma dell’istruzione promossa nel 2015 da Matteo Renzi, allora Presidente del Consiglio e segretario del PD, e Stefania Giannini, ai tempi a capo del Ministero dell’Istruzione e tuttora nel PD. La riforma era passata a larghissima maggioranza e, tanto alle elezioni politiche del 2018 quanto a quelle del 25 settembre scorso, nessuna coalizione o partito entrati in Parlamento hanno espresso la volontà di cambiarla. L’alternanza scuola-lavoro, attualmente denominata con la più rassicurante dicitura PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), è uno dei punti fondati della scuola di classe. Ogni anno essa fornisce manodopera gratuita e priva di tutele reali alle imprese e agli enti che stringono convenzioni con le scuole, avviando anche percorsi di formazione che inseriscono nelle offerte didattiche delle scuole i valori dell’individualismo, dell’imprenditorialità, così da disincentivare in tutti i modi forme di conflittualità.
La mobilitazione studentesca di oggi ribadisce che la lotta contro l’alternanza scuola-lavoro è sempre più all’ordine del giorno, soprattutto di fronte all’indirizzo che il neo Ministro dell’Istruzione Valditara, con la sua retorica del “merito”, vuole dare alla scuola italiana. Gli studenti, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, sono pronti a dar battaglia unendosi ai lavoratori delle aziende in cui svolgono i progetti dei PCTO.