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Alternanza alla base NATO di Sigonella: studenti a scuola di guerra

di Fabrizio Russo


Lo scorso 7 febbraio nella base militare di Sigonella si è tenuta una giornata dedicata alla firma delle Convenzioni PCTO presieduta da esponenti operativi delle forze aeree dell’esercito italiano, dirigenti scolastici e una rappresentanza degli studenti delle scuole coinvolte. 350 studenti, provenienti da 7 scuole diverse della provincia di Catania, Messina, Ragusa e Caltanissetta, svolgeranno i loro PCTO presso la sezione italiana della base di Sigonella.

Non è la prima volta che in Sicilia si sottoscrivono percorsi di alternanza scuola-lavoro in presidi militari, siano essi basi o caserme. Solo pochi mesi fa, infatti, è stato siglato un accordo tra tre scuole della Sicilia Orientale e il comando della base aerea della Marina Militare italiana presso la stazione elicotteri di Catania-Fontanarossa, o ancora occorre ricordare il contestatissimo protocollo d’intesa firmato nel dicembre 2021 tra la Regione Sicilia e l’Esercito Italiano per favorire l’avvio di PCTO in tre grosse caserme siciliane, a Palermo, Catania e Messina.

Questo nuovo accordo è stato inaugurato con una cerimonia in pompa magna, annunciata dettagliatamente proprio da una nota del Ministero della Difesa. Studenti e dirigenti scolastici sono stati accolti presso i Gruppi Volo del 41° Stormo dell’Aeronautica; sono seguiti gli “accenni alla proposta formativa”; un briefing sulla “storia e le realtà/attività dell’Aeroporto Militare”; la firma delle convenzioni PCTO; la “visita guidata” ai nuovi pattugliatori marittimi P-72A “in mostra statica sul piazzale” e agli aerei cargo C-130 “Hercules” “in hangar manutenzione”;la “foto di gruppo sul piazzale velivoli” e, infine i “saluti” di commiato. I velivoli “P-72A” che che sono stati mostrati a dirigenti, docenti e studenti, con i droni “Global Hawk” di US Air Force e “AGS” NATO e i pattugliatori “Poseidon” di US Navy sono impiegati quotidianamente per “monitorare” il Mediterraneo centro-orientale, il Mar Nero e le frontiere dell’Alleanza Atlantica con Russia, Bielorussia e Ucraina.

Le scuole non sono le uniche istituzioni interessate da accordi di questo tipo: sono frequenti infatti le partnership di enti locali, amministrazioni comunali, università con le forze militari, italiane e statunitensi, presenti in Sicilia. Dietro queste collaborazioni si celano finalità di tipo ideologico, volte a legittimare agli occhi degli studenti e della popolazione la massiccia presenza sul territorio di mezzi e forze militari operanti su scala globale. Va sottolineato che la base di Sigonella, insieme alle parabole MUOS a Niscemi, ha un ruolo centrale nei piani dell’imperialismo euroatlantico, svolgendo funzioni di primo piano nei conflitti che scoppiano in Europa e nel Mediterraneo. In particolar modo, dallo scoppio della guerra aperta in Ucraina, la base militare di Sigonella ha lavorato a pieno regime, fungendo da base operativa per il decollo dei droni di ultima generazione impegnati in missioni di spionaggio e di intelligence.

In un contesto in cui la Sicilia riconferma il record negativo di dispersione scolastica, con picchi del tasso di abbandono che raggiungono il 25% a Catania, la priorità del governo regionale sembra essere quella di educare i giovani alla guerra. In una regione in cui disoccupazione e lavoro nero affossano le condizioni di vita di migliaia di proletari e in cui il lavoro è per lo più precario, pare non esserci alternativa per le classi popolari: emigrare, arruolarsi, o andare ad alimentare la filiera bellica che per ragioni strategiche proprio in Sicilia è particolarmente sviluppata.

La ratifica dei protocolli dunque si inserisce perfettamente nei piani della borghesia che in una fase di crisi generalizzata del sistema capitalistico, in cui la tendenza alla guerra diventa sempre più diffusamente una realtà, ha necessità di salvaguardare e implementare il ruolo di portaerei della Sicilia.

Si dimostra evidente il rapporto che vede da una parte l’aumento netto dei fondi per le spese militari del Ministero della Difesa, al netto dell’ultimo bilancio economico approvato dall’esecutivo, e dall’altra un abbassamento dei fondi dedicati all’istruzione pubblica in Italia, che da ormai vent’anni a questa parte è stata messa in ginocchio dai continui tagli e piegata alle esigenze delle aziende.

Se sono chiare le intenzioni del governo, che ripone interessi in specifici settori dell’economia italiana, direzionando i fondi verso la filiera bellica e ricavando profitto dalla pelle dei proletari, altrettanto chiare devono essere le nostre rivendicazioni: gli studenti non guadagnano nulla dalla militarizzazione, dall’aumento delle spese militari, dalla promozione di accordi PCTO con l’esercito o altri enti privati. Gli studenti hanno bisogno di fondi per il sistema scolastico nazionale, per l’abbattimento delle barriere economiche che permetta all’istruzione di essere realmente pubblica, per abbattere la precarizzazione dei professori, per avere edifici più sicuri e più spazi a disposizione.

SOLDI ALLA SCUOLA, NON ALLA GUERRA!

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