Si avvicina l’anniversario della strage ferroviaria di Brandizzo (TO), in cui persero la vita 5 operai travolti da un treno in corsa: Kevin Laganà (22 anni), Michael Zanera (34 anni), Giuseppe Sorvillo (43), Giuseppe Aversa (49), Saverio Giuseppe Lombardo (52). Poco prima della mezzanotte, tra il 30 e il 31 agosto, i cinque addetti alla manutenzione ferroviaria dipendenti della ditta Sigifer erano al lavoro su un binario, nonostante vi fossero ancora convogli in circolazione: l’impatto con uno di essi è risultato fatale a cinque delle sette persone componenti la squadra di lavoro.
Nel corso delle indagini è emerso fin da subito e in maniera chiara l’esistenza di un sistema di appalti e sub-appalti noncurante della tutela e della sicurezza dei lavoratori. Le 5 vittime di Brandizzo rientrano nel quadro ben più esteso di quella che è necessario iniziare a definire come una vera e propria emergenza sicurezza sul lavoro: secondo i dati Inail, nel quinquennio 2018-2022 sono stati circa 4.600 i morti sul lavoro, senza contare che nel solo 2022 le denunce per infortuni sul lavoro sono state più di 700.000. Guardando sempre allo stesso anno, le malattie professionali sono aumentate del 10% rispetto all’anno precedente, superando la cifra dei 50.000 casi documentati. Se consideriamo l’anno corrente, nel primo semestre dell’anno le morti sul lavoro accertate dall’Inail erano 469 (+4,2% rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre gli infortuni non mortali sono stati più di 250.000 (+2,1% rispetto al 2023).
Si tratta, quindi, si una situazione d’emergenza, con cifre da bollettino di guerra, che le istituzioni non affrontano e che viene derubricata, anche dalle dirigenze sindacali, alla mancanza di una generica “cultura della sicurezza”, di cui sarebbero corresponsabili anche i lavoratori stessi. Solo in seconda battuta, quando e se viene menzionata, si cita la responsabilità delle aziende, volte ad accaparrarsi il maggior profitto possibile. Ma essa è la vera questione centrale: l’interesse economico delle imprese viene anteposto a qualsiasi cosa, inclusa la vita di chi lavora. Uno dei casi più simbolici, ma spesso tralasciato dai mass media è quello riguardante l’amianto, sostanza che se inalata (si parla anche solo di una fibra grande quanto un granello di polvere) causa il mesotelioma pleurico, un cancro della pleura particolarmente aggressivo. Nonostante la sua elevata nocività ben nota già prima del picco del suo utilizzo nell’edilizia (picco avvenuto negli anni Settanta), il suo impiego è stato bandito solo nel 1992, con molte resistenze delle industrie produttrici. Secondo l’Istituto superiore per la salute e la sicurezza sul lavoro, nel periodo 1993-2018 sono stati 31.572 i casi accertati direttamente riconducibili all’amianto. In questo caso la giustizia ha proceduto con estrema lentezza e con sentenze quasi sempre favorevoli per quegli imprenditori che hanno fatto di tutto per continuare a produrre e utilizzare l’amianto.
La commemorazione delle vittime e i generici inviti a rispettare le norme di sicurezza non bastano per porre al centro del dibattito pubblico quella che è una mattanza quotidiana e che, come tale, deve essere trattata. Non solo: il 2 agosto è entrato in vigore il Decreto legislativo n. 103/2024, emanato in attuazione della “legge annuale per il mercato e la concorrenza”, approvata dal Governo Draghi. Tale provvedimento prevede un alleggerimento delle sanzioni ai danni delle imprese per violazioni della normativa, nonché un meccanismo per diminuire i controlli nelle aziende. Per fermare il ricatto costante tra salute e lavoro, per interrompere la carneficina quotidiana che si consuma nelle fabbriche e nei cantieri, per fare in modo che una strage come quella di Brandizzo non diventi la normalità, è necessario organizzare una risposta che parta direttamente dai luoghi di lavoro, che si fondi sul protagonismo operaio e che miri all’esclusiva tutela degli interessi dei lavoratori, al di là dell’appartenenza o meno a un sindacato e trasversale ai sindacati stessi.
Questo sarà il tema della giornata di sabato 31 agosto, che vedrà alle ore 11 un presidio organizzato di fronte alla stazione ferroviaria di Brandizzo, promosso da diverse sigle sindacali e associazioni di lavoratori del settore; al pomeriggio, alle 16:30, al Circolo Arci “La Cricca” di Torino ci sarò un’iniziativa pubblica sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, a cui parteciperanno lavoratori e delegati sindacali di diversi settori, con l’obiettivo dare vita a un dibattito che affronti l’emergenza sicurezza sul lavoro dal punto di vista di chi quotidianamente mette a rischio la propria vita e la propria salute in nome del profitto padronale.