Sembra uno scherzo di cattivo gusto, e invece sarà una delle conseguenze dell’intesa fra il Ministero dell’Istruzione e le 16 imprese italiane che hanno partecipato lo scorso 18 ottobre all’incontro “Campioni dell’alternanza”, promosso proprio dal Miur. Grandi colossi come FCA, ENI e appunto McDonald’s che aprono all’alternanza scuola-lavoro, per un totale di 27mila nuovi posti di “lavoro” per gli studenti.
Di questi ben 10mila sono “offerti” dalla azienda multinazionale, che accoglierà gli studenti in 500 locali di tutta Italia, ufficialmente per insegnare agli studenti “competenze di carattere relazionale e di comunicazione interpersonale”. In realtà si tratterà in un buona parte di un rimpiazzamento vero e proprio di gran parte dei dipendenti con studenti in alternanza: attualmente McDonald’s ha 20.000 dipendenti in Italia, ed è facile comprendere che l’ingresso di 10.000 studenti che lavorano gratis non avrà un impatto leggero. McDonald’s ha già lanciato una campagna ad hoc, intitolata “Benvenuti studenti”.
Tuttavia proprio gli studenti, che già lo scorso 18 ottobre avevano contestato il convegno al Ministero, sembrano essere di tutt’altro avviso. «L’alternanza scuola-lavoro mostra sempre più il suo vero volto» – ha affermato in una nota Alessandro Fiorucci, responsabile scuola del Fronte della Gioventù Comunista (FGC) – «Le grandi multinazionali hanno fiutato l’opportunità di aumentare i loro profitti grazie all’alternanza, e si affrettano per accaparrarsi una fetta della torta. Il Governo parla tanto di lotta alla disoccupazione, ma McDonald’s è ben nota per la precarietà e l’enorme turn-over fra i suoi dipendenti… Dovrebbero spiegarci cosa c’è di formativo nel vendere panini e lavorare in cucina gratuitamente. L’alternanza non può essere il pretesto per fare profitti sulla pelle degli studenti».
Nel frattempo si fa strada fra gli studenti una nuova protesta che chiede maggiori diritti e tutele durante gli stage. Lo scorso 7 ottobre, giornata di mobilitazione nazionale degli studenti, in diverse piazze d’Italia sono stati aperti striscioni che rivendicavano una giusta paga per le ore passate in alternanza scuola-lavoro: «Se siamo inseriti a tutti gli effetti nell’organizzazione aziendale, addirittura rimpiazzando una parte dei lavoratori che l’azienda impiegava prima, è giusto essere pagati per quelle ore, anche se meno di un lavoratore, perché l’alternanza deve essere un’esperienza formativa. Bisogna anche limitare l’orario di lavoro giornaliero e garantire le tutele che spettano agli studenti. L’alternanza deve insegnare il valore del lavoro, non prepararci a sfruttamento, precarietà e assenza di diritti».