Si è tenuta oggi al Miur la presentazione dei dati sull’alternanza scuola-lavoro a un anno dall’entrata in vigore dell’obbligo istituito dalla “buona scuola”. Sono 652.641, secondo il Ministero, gli studenti che nell’anno 2015/2016 sono stati coinvolti nei progetti di alternanza, che hanno interessato la quasi totalità delle scuole (96%). Più di uno studente su tre (il 36%) ha svolto l’alternanza presso un’impresa privata. «Oggi si deve aggredire il nemico più temibile in Europa che è la disoccupazione giovanile, nell’arco di tre anni avere numeri significativi di studenti coinvolti significa poter dare anche risposte economiche molto importanti» – questa la dichiarazione del Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che nelle stesse ore ha lanciato il progetto “Campioni dell’alternanza”. All’iniziativa erano infatti presenti colossi multinazionali e imprese come Fca, Eni, McDonald’s, General Electric, Hpe, Ibm, Intesa San Paolo, Loccioni, Coop, Poste Italiane, Zara e diverse altre, che complimentandosi con il Governo hanno “messo a disposizione” ben 27mila posti di lavoro per gli studenti in alternanza.
Tutti i giornali hanno dato molto risalto all’iniziativa, ma “stranamente” hanno tutti taciuto sulla contestazione degli studenti, che hanno manifestato sotto il Ministero dell’Istruzione. «Un’iniziativa dove si parla di alternanza con decine di imprese e multinazionali, ma pochissimi studenti, ben pettinati e scelti con cura per suonare il piffero per il Governo» – ha dichiarato in una nota Alessandro Fiorucci, responsabile scuola del Fronte della Gioventù Comunista, organizzazione che ha promosso il blitz degli studenti sotto il Miur – «Chissà se il Ministro Giannini citerà tra i “risultati” dell’alternanza l’arresto di sei imprenditori con l’accusa di aver sfruttato il lavoro 2700 studenti… Altro che lotta alla disoccupazione: l’alternanza scuola-lavoro ha fornito alle imprese più di 600mila studenti da sfruttare come manodopera a basso costo! Troppo spesso gli studenti in stage svolgono le mansioni di un lavoratore dipendente e di fatto vengono inseriti nell’organizzazione aziendale, senza vedere neanche un centesimo per le ore lavorate. Molto eloquente che oggi le multinazionali siano qui a brindare e fare gli applausi al Governo. È inaccettabile che le scuole diventino corsi di formazione aziendale per le singole imprese. Un’istruzione dequalificata e piegata alle esigenze immediate di singole aziende non potrà garantirci un futuro stabile in un mondo del lavoro sempre più precario come quello del Jobs Act».
Fra le richieste degli studenti che hanno manifestato sotto il Miur quella di maggiori diritti sul luogo di “lavoro” dove si svolge l’alternanza. In particolare, gli studenti chiedono una giusta retribuzione per le ore lavorate in azienda: «Se siamo inseriti a tutti gli effetti nell’organizzazione aziendale, addirittura rimpiazzando una parte dei lavoratori che l’azienda impiegava prima, è giusto essere pagati per quelle ore, anche se meno di un lavoratore, perché l’alternanza deve essere un’esperienza formativa. Bisogna anche limitare l’orario di lavoro giornaliero. L’alternanza deve insegnare il valore del lavoro, non prepararci a sfruttamento, precarietà e assenza di diritti».