Dopo quarant’anni , l’obiezione di coscienza impedisce ancora l’applicazione della 194
* Commissione Donne – Fronte della Gioventù Comunista
Il servizio conclusivo della puntata di Presa Diretta andata in onda domenica 17 su Ra3, è riuscito egregiamente a dare un quadro complessivo di quella che è la situazione negli ospedali pubblici italiani rispetto all’applicazione della 194. Ormai da tempo, come Fronte della Gioventù Comunista, ci occupiamo delle problematiche a cui sono sottoposte le donne che decidono volontariamente di interrompere una gravidanza; da tempo denunciamo come la piaga dell’obiezione di coscienza ostacola la piena applicazione della legge e l’esercizio di un diritto.
I numeri che ha riportato la giornalista che ha raccolto l’inchiesta, fanno accapponare la pelle. Una media nazionale di medici e personale sanitario che non vuole praticare le IVG è del 70% e ci sono città in cui è assolutamente impossibile, come ad Ascoli Piceno, visto che i medici e il personale sanitario obiettore di coscienza ammonta al 100%.
Il problema è presente in tutta Italia con qualche differenza: nelle strutture del centro-sud l’obiezione di coscienza è assai più massiccia ( Sicilia 80,7%, Calabria 73%, Campania 82%, Basilicata 90%, Molise 93,3%, Lazio 80,7% ). Il Nord, nonostante le percentuali più basse non è estromesso dal problema, infatti le percentuali si aggirano tra il 50 e il 60 % ( Toscana 56%, Emilia Romagna 52%, Lombardia 63,6%, Bolzano 92,8% ). Un percorso ad ostacoli, fatto di attese eterne, di preoccupazioni e di stress psicologico e fisico, di umiliazioni e maltrattamenti quello delle donne che decidono di interrompere una gravidanza. Da un lato il SSN che calpesta il diritto alla salute e alla libera scelta di una donna in favore del diritto di un medico di dichiararsi obiettore, in nome di un precetto morale. Si decide consapevolmente di far prevalere un diritto su di un altro.
Un diritto, per giunta quello dell’obiezione di coscienza, derivante da precetti cattolici e moralistici, frutta di una mediazione tra il Vaticano e lo Stato Italiano, che non siamo più disposti ad accettare.
Dall’altro le associazioni antiabortiste che non perdono occasione per manifestare il loro dissenso all’aborto in difesa ad una presunta vita, esprimendolo con le modalità e gli slogan più offensivi ed ingiuriosi. Una legge che è stata l’affermazione di anni di lotte, che viene giorno dopo giorno svilita e calpestata. Il rapporto del Ministero della Sanità però nega le problematiche sostenendo che sia tutto sotto controllo e le donne non siano vittime di alcuna discriminazione.
Eppure, oltre al fatto che l’obiezione di coscienza continua a crescere e che le donne si trovano a dover abbandonare la propria regione per tentare di riuscire ad abortire, si sono ripresentati gli aborti clandestini, o meglio ci sono sempre stati, ma i numeri aumentano e molte sono le soluzioni che le donne si ritrovano a praticare. Sono circa 20.000 gli aborti clandestini stimanti dal Ministero della Sanità, senza notizie precise del numero oscuro che non è possibile stimare. Se il SSN non riesce a far fronte alla richiesta di tutte le donne che intendono interrompere una gravidanza, se queste rischiano di non riuscire ad abortire entro le 12 settimane, se non tutte le donne possono permettersi di pagare una clinica privata per fronteggiare la mancanza del pubblico, allora si cercano metodi alternativi, anche a costo di mettere in pericolo la propria stessa vita. L’era delle mammane con strumenti assolutamente non ortodossi, in condizioni sanitarie pessime, è tramontata. Ci sono i metodi fai da te, con l’acquisto di kit di farmaci su internet; recentemente sta prendendo piede uno specifico farmaco che viene normalmente prescritto per curare le ulcere, viene utilizzato, soprattutto da giovani donne per interrompere una gravidanza ( http://www.womenonwaves.org/ ). L’emorragia che ne consegue induce l’aborto e le donne vengono ricoverate per aborto spontaneo: quindi quante donne che si rivolgono all’ospedale apparentemente a causa di un aborto spontaneo lo hanno invece indotto con questi farmaci?
Gli altri paesi e l’Unione Europea viene presa come esempio solo quando fa più comodo ai nostri governanti. Per esempio in Francia, tutti gli ospedali pubblici hanno l’obbligo, per legge, di rendere disponibili i servizi di interruzione volontaria di gravidanza.
In Inghilterra, invece, il tasso di medici obiettori è attorno al 10% ed esistono centri di prenotazione aperti 24 ore su 24 , sette giorni su sette e, soprattutto, non è possibile dichiararsi obiettori se si decide di lavorare nelle strutture di pianificazione familiare.
Nei consultori familiari italiani invece l’obiezione di coscienza è assai presente, si trovano addirittura difficoltà anche per la prescrizione di farmaci anticoncezionali.
La legge svedese non prevede l’obiezione di coscienza, se uno studente di medicina chiede di specializzarsi in ostetricia e ginecologia subito gli viene chiesto cosa pensa dell’aborto, se dovesse avere dubbi di qualsiasi tipo e ostali moralistici gli viene caldamente consigliato di cambiare idea sul suo percorso.
Pochi sono i medici che difendono la 194 e lavorano per la sua salvaguardia. La giornalista di Presa Diretta ha intervistato la Responsabile dell’attività degli aborti terapeutici dell’Ospedale Moscato di Avellino, che ha affermato di riuscire a gestire e garantire il servizio, nonostante un tasso di obiezione del 50%, perché ha fatto presente ai suoi colleghi obiettori che una volta che il percorso è iniziato non è possibile non garantire alla donna il sostegno adeguato, se ciò non dovesse accadere si può trattare di interruzione di continuità terapeutica ed omissione di soccorso. La Dott.ssa C.Ciccone ha anche però sottolineato che il servizio è comunque in perenne pericolo, tant’è che lei stessa rimanda da due anni la pensione per paura che il servizio possa subire danni.
Non è possibile scendere a patti con l’obiezione di coscienza, occorre abrogare l’articolo 9 della legge, solo così potremmo vedere pienamente applicata la legge 194 del 1978.